In nessun altro luogo del mondo cristiano c’è un posto come il Trentino dove il numero di questo simbolo è così cospicuo, dove l’arte popolare religiosa dell’intaglio del legno è di alto valore artistico.
Il turista che visita le Alpi spesso è attratto da altri panorami, dalla bellezza delle montagne, dei laghi, della flora e fauna e non presta molta attenzione a questi crocifissi “dolorosi” che ornano i crocevia delle strade.
Ce ne sono di tutti i tipi, di grandezze e forme diverse, fatti con legno povero o costoso, pitturati o no, abbondonati o tenuti con cura.
Non c’è un crocifisso uguale all’altro.
Non solo per la grandezza o per il pregio artistico ma proprio per il crocifisso in se stesso e al modo di rappresentare il Cristo morente. Il capo può essere reclinato a destra, rivolto verso l’alto, abbandonato verso il basso, dove a volte stanno due santi, o Maria e Giovanni. L’epressione può essere tormentata o serena, il corpo composto in una serenità quasi liturgica o contorto nella sofferenza, come viene rappresentato in questo ultimo secolo.
E proprio la diversa rappresentazione ci fa risalire al periodo storico in qui è fatto o copiata l’opera.
Ma tutti emanano forza e dignità, essi sanno parlare da soli, senza interpreti.
Hanno tutti , sia composti con povertà o ricchi di fregi, la capacità di mostrare una potenza che risveglia la vita.
La loro presenza si perde nel tempo. Già dal Medioevo esistevano crocifissi agli angoli delle strade, prima solo la Croce sopratutto in pietra, poi con il tempo, si introdusse il corpo del Cristo. Iniziamente venivano eretti nei luoghi di una calamità naturale, o dove si era verificato un fatto tragico a ricordo perenne di quell’evento.
La fine di una carestia, la fine di malattie come la peste, il colera, era un motivo per ringraziare il Signore della fine del pericolo e veniva eretto un crocifisso all’entrata del paese, nella piazza centrale.
Ma la religiosità popolare era e rimane variegata nelle sue manifesatzioni.
Per scongiurare temporali e a difesa del raccolto veniva eretto un crocifisso con un tettuccio romboidale in legno a difesa delle intemperie. Allora li troviamo davanti ad un campo di grano, all’inizio di un frutteto sopratutto nella zona di Treviso, con accanto al Cristo una pannocchia di mais, spighe di grano, frutta secca.
All’incrocio di strade di montagna la funzione della Croce nella religiosità popolare aveva una diversa funzione. Si credeva che agli incroci di strade si riunissero le forze del male, e persone che compivano riti satanici, esoterici. Il Crocifisso era lì per esorcizzare il luogo ed i fatti e a dare la giusta direzione al passeggero , un senso di protezione. Per questo si usa passare davanti al crocifisso e farsi il segno delle croce.
Ad un bivio indica la direzione da prendere a guardare verso l’alto, a fare progetti per il futuro è un invito alla meditazione, alla introspezione, al dialogo.
Non è necessario essere credenti, ma il crocifisso è nel DNA della nostra civiltà occidentale, rappresenta secoli di lotte, passioni, di successi e insuccessi.
Spesso i crocifissi sono messi all’entrata del giardino che limita la proprietà di una abitazione, a volte attaccati sulla parete della casa, a significare il senso di protezione che esso dà.
In epoca pìu moderna li troviamo lungo le strade più importanti e pìu trafficate o accanto all’entrata di una fabbrica.
Oramai i Crocifissi di epoca barocca sono stati quasi tutti rubati o portati all’interno delle abitazioni per evitare la loro definitiva scomparsa. Ma nello stesso luogo sono stati eretti altri più moderni anch’essi segno dell’arte popolare delle nostre Alpi e si è avviata una opera di restauro e consevazione di quelli più antichi. Particolare significato l’arte dell’intaglio del legno in Val Gardena che è documentato fin dagli inizi del XVII secolo. Già allora alcuni contadini di montagna incominciarono, soprattutto nella zona tra Ortisei e Santa Cristina, a scolpire figure nel legno. I primi probabili iniziatori di tale arte, secondo la cronaca della valle, furono le famiglie dei Vinazer di Pescòsta e dei Tröbinger di Ciancél a Ortisei, particolarmente versate in campo artistico.Le generazioni più antiche di tali famiglie avevano appreso la loro nobile arte in celebri botteghe artistiche e nelle accademie di Monaco, Vienna, Venezia e Firenze, e si dedicarono per un lungo periodo quasi esclusivamente alla scultura sacra. Soltanto in seguito si sviluppò la scultura a carattere profano. Quasi contemporaneamente alla nascita dell'intaglio del legno, fecero la loro comparsa i primi commercianti, dapprima semplici venditori ambulanti che divennero poi veri e propri distributori dei più diversi prodotti dell'artigianato artistico gardenese. Tanto che nel giro di pochi anni si venne formando in tutta Europa una fitta rete di traffici commerciali per la vendita delle numerose opere di scultura.Fu così che più di 100 anni fa molte famiglie della Val Gardena si dedicarono, oltre che alla conduzione del maso, all'intaglio nel legno, alla pittura e doratura, alla costruzione di altari e alla produzione di crocifissi di montagna che dovevano ornare quella Valle.


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